General Summary
Fuggito da Bragos, ognuno in sella al rispettivo cavallo e ognuno in preda ai propri dilemmi, il gruppo cavalcò per molte ore sotto la pioggia prima di trovare riparo nella boscaglia, poco fuori la città. La tensione era palpabile, nonostante il peggio fosse alle spalle. D'altronde ogni giorno sembrava nascondere un'insidia diversa e peggiore di quella del giorno precedente. E le tensioni nelle convivenze forzate, si sa, possono scaturire reazioni improvvise e spesso violenti. Tanto che, appena Erdan cercò di rendersi utile per le ferite riportate da Zizi nello scontro in locanda, Jojo reagì furoioso, gli occhi iniettati di sangue, timoroso che l'elfo potesse in qualche modo peggiorare le condizioni della sua amica. Ci volle tutta la diplomazia possibile, messa in pratica dalla giovane goblin, per calmare gli animi ed ottenere finalmente le cure sperate. Quella stessa notte Hroan confidò al giovane Raidan, di non essere nuovo ad episodi di rabbia incontrollabile, e di come avesse perso molti anni prima l'amore di Selina, la figlia del reggente di Bragos Magdan, proprio per quel suo lato oscuro che, sempre meno raramente, riusciva a controllare.
Passata la notte e tornato al galoppo, il gruppo cavalcò per un giorno intero, la pioggia ancora battente, prima di incrociare in serata, una piccola e colorata carovana di Ingvir. Hroan, fu il primo a lasciarsi andare alla rinomata ospitalità del popolo Ingvir, ma poi anche tutti gli altri abbassarono la guardia, mangiando, bevendo, danzando e cantando attorno al grande fuoco posizionato al centro della carovana. Fu quasi un dono, quell'incontro, lo spirito del gruppo, ormai logoro, aveva bisogno di un'iniezione di allegria e normalità. Per questo, qualcuno più degli altri, tutti si lasciarono andare all'alcol e ai suoi piacevoli effetti. Un trio di giovani ingvir danzanti riuscì addirittura a coinvolgere il sempre austero Montgas, mentre Finch resisteva ai lascivi contatti di un'altra bellissima ragazza dai lunghi capelli biondi, perso nella sarcastica ironica della sua vita e di come avesse faticato cosi tanto per trovare un posto in questo mondo, per poi perdere tutto in una sola notte.
Al mattino, seguente il gruppo partì, di nuovo al galoppo. Pioveva, quasi incessantemente da tre giorni e tutto ció si riusciva sentire, oltre lo scrosciante cadere della pioggia, e qualche rombo di tuono che premeva da nord, era lo scalpitio degli zoccoli dei cavalli sulla fanghiglia. L’umidità filtrava ormai nelle ossa e l’acqua cadeva copiosa sulle vesti e sulle armature. Nel naso l’odore della terra bagnata e della vigaminia mentolata, una delle piante più famose delle terre a sud dell’Imlandïr.
Quando finalmente il gruppo raggiunse Dragon's Cliff, in tarda serata, non trovarono solenni rituali, nè pompose accoglienze, soltanto altro sangue. Jinzo, guerriero del Dovarhis Raitë, dall'alto delle sue enormi fattezze, si stagliava imperioso sopra il corpo del suo ormai ex compagno Jokum, nano della Montagna Nera. A nulla valsero le urla di Hroan, che aveva anticipato Raidan e gli altri nella speranza di riconcilirsi con i suoi compagni del Concilio dei Dovahris: la fidata lama infuocata di Jinzo, Ember, laceró lentamente lentamente le carni del nano, inerme a terra, trafiggendo il suo stomaco. In quegli stessi istanti, similmente a quanto accadeva sulla terra, Vargo, il sacro elementale di Jinzo, colpi ferocemente Kop, il fidato amico di Jokum, lasciandolo in fin di vita sul ciglio della rupe del drago...poco lontano dalla posizione del gruppo.
"non c è piu un futuro per questo mondo, da molto molto tempo amico mio" disse Jinzo a Hroan mentre premeva la sua lama ancora piu in profondita nello stomaco di Jokum. "Abbraccia l'oscurità....oppure soffri...nell'inutile tentativo di fermarla" aggiunse furioso...mentre lasciava Dragon's Cliff sul dorso del suo drago
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