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Fanciulla del Soltizio

La bambina del Solstizio
Anno Etereo 1005, poco distante dalla città di Lampea

«Papà guarda: un merlo!» «Sì sì, è proprio un Merlo. Hai visto come sono lucide le sue piume» «Nere come la tua barba papà!» «Guardalo come saltella nel grano, giallo e maturo: come i tuoi riccioli mia dolce Alina. Eccolo: deve aver trovato qualcosa; forse un vermicello»   La bimba sospirò incantata, mentre il piccolo merlo estraeva il lombrico dal terreno   «Sai, i merli sono sempre contenti, un po' come te Alina» «E perché sono sempre contenti?» «Perché possono andarsene a spasso tutto il giorno, non si fermano mai, dall'alba al tramonto. Già, a loro non importa un bel niente del destino del sole: che ci sia la luce o che ci sia buio» disse il padre scagliando lontano un piccolo sassolino   «E a te papà importa?» «Certo che mi importa. Quando il sole è alto nel cielo non posso cavalcare verso i villaggi vicini, mi vedrebbero subito. Sono come un gufo: lavoro di notte e dormo di giorno. Mentre tu Alina sei come un'allodola, che si sveglia quando il gufo chiude gli occhi» «Anche io voglio essere un gufo! Voglio dormire per tutto il giorno e svegliarmi quando tu parti da casa. Così potremmo cavalcare assieme per tutta la notte» «Una signorina bella come te deve andare a letto presto, sennò le si rovinano gli occhi e le si secca la pelle» «E a me non importa! Io volgio stare con te papà» «Lo so, lo so tesoro mio. Ma lo sai che non è sempre possibile: chi consegnerebbe tutti quei messaggi? È per questo che dobbiamo goderci questi pomeriggi assieme, stesi al sole, senza preoccuparci del domani e inoltre...»   «Papà guarda: il merlo sta venendo da noi!» «Shh, fa silenzio» disse il padre, sorpreso ma sollevato dal rapido cambio di interesse della bambina «Posso toccarlo papà?» «Aspetta» Il padre allora tese la mano, ma il merlo diffidando spiccò il volo, allontanandosi dai due «No!» «Che peccato. Dai non ti preoccupare Alina, tornerà»   «Io e te siamo come il gufo e l'allodola papà?» «Si: io un brutto gufo nero e tua una bella allodolina bianca» La piccola rise per poi fermarsi a fissare il grano: «Mi piace tanto l'estate» «Per il caldo?» «No» «Per i frutti maturi del vecchio Tanin?» «No non è per quello» «E allora perché?» «Perché in estate la notte dura di meno e tu puoi stare più tempo con me» «Oh, Alina tesoro mio. Ma lo sai che non è sempre stato così?» «Così come?» «Vi fu un tempo in cui i giorni d'estate non erano diversi da quelli d'inverno. Ma tutto ciò risale a molto prima che tu nascessi e prima che anche io nascessi» «Così tanto tempo??» «Già. Erano gli anni innumeri» «Anni innumeri.. che cosa sono gli anni innumeri papà» «È un modo che usiamo noi grandi per dire tanto tanto tempo fa» «E cosa è successo tanto tanto tempo fa?» «Allora vediamo...»   «Negli anni innumeri le stagioni non esistevano e il sole percorreva senza sosta il suo percorso per tutta la durata dell'anno etereo. Ore di sera e ore di giorno si equivalevano, per tutto l'anno e...» «Ed è sbagliato?» «Beh, di certo i saggi Kamar-Kel potrebbe pensare il contrario, ma l'Equilibrio non è sempre una cosa giusta. La terra ha bisogno di giornate fredde e piovose per tornare fertile e gli alberi necessitano di lunghe giornate di sole per dare fiori e frutti. Ma tutto ciò a quei tempi non era possibile e tutto era arido e secco. Senza l'estate i susini non avevano abbastanza tempo per sbocciare e l'assenza delle piovose giornate autunnali non permetteva alla nostra bella terra di rigenerarsi» «Ma ora non è più così!» «Già, oggi il sole fa quello che deve: abbandona la terra per più giorni d'inverno e brilla per più tempo e con più vigore durante l'estate. E sai tutto questo grazie a chi?» «Grazie a chi?» Disse la bambina, appendendosi al braccio del padre «Grazie ai tuoi avi e ai miei avi e ai padri dei loro padri. Grazie agli uomini e le donne della nostra città natale: lampea, la città che parla col sole»   «La spettacolare festa delle luci alle porte dell'autunno, quando migliaia di fuochi luminosi divampano in ogni angolo di Lampea è in realtà ciò che rimane di un'antico rito in cui la luce del fuoco scaccia il sole durante l'autunno. E poi, è poi c'è ovviamente...» «La festa di mezza estate!» Urlò piena di gioia la bambina «Già, la festa del solstizio d'estate» facendo seguire un lungo e sentito sospiro «quando la fanciulla prescelta dai saggi adesca il sole. Si dice che fu questa cerimonia ad avvicinare il sole alla terra durante il solstizio, quasi con il volere di toccarla. Questa barbara tradizione» disse sussurrando il padre «È quello che ha fatto anche la mamma! Mi manca tanto papà...» «Manca anche a me tesoro, ogni giorno di più» in quel momento cinse la bambina in un lungo abbraccio, ma volgendo la testa oltre l'orecchio della bimba, disse sussurrando «ed è quello che faranno anche a te tesoro mio»   «Papà, perché stai piangendo?» «Guarda Alina: è tornato il merlo»
La moglie di Merul è stata sacrificata come fanciulla del solstizio. Viene uccisa e il sangue viene colato sul cristallo, facendolo illuminare come di una luce solare.

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