Mesia x Addio Meigon x Prima Chiave
Superate maledizioni e perdite di testicoli, la squadra riparte in direzione porto, dove incontreranno l’ennesimo uomo di Eladrin. Nell’uscire dalla città, recuperano il numero odierno di Liberœ e le novelle non sono buone. Pare infatti che Béma abbia ottenuto grandi consensi con le ultime dichiarazioni e non pare essere intenzionato a fermarsi, tanto che consiglia di guardare agli affari del nobile Eladrin per comprendere come mai, un pericoloso e pazzo criminale come Donovan Philips Leich sia di nuovo in libertà. Il leader del Tribunale annuncia poi l’arresto del maggiordomo dell’elfo, tale Archie Battista. Conclude sparando accuse a raffica, contro tutti gli altri collaboratori di Eladrin, partendo da Sir Loras, lo stratega e arrivando fino a Magnus, nuovo braccio destro di Kayn, leader della Lingua Insanguinata.
Le forze dell’ordine hanno fatto irruzione nella reggia del nobile ed hanno trovato misure di sicurezza superiori a quelle adottate al palazzo del re. Il portavoce della corona ha interrotto il silenzio stampa, riacquisendo consensi con una stitica ma diretta dichiarazione: Chissà cos’aveva da nascondere quell’Eladrin.
Apprese le notizie, affrettano il passo e giungono al porto, dove trovano un uomo un po’ malconcio e sporco, che si presenta come Filippo, capitano della Filippina, la sua piccola imbarcazione. Le raccomandazioni spese da parte del Campione per quest’uomo, affinché la squadra non si allarmi conoscendolo, non rendono minimamente l’idea di quando capitan Filippo sia fuori di testa; fatica a terminare una frase senza che in mezzo ci siano esclamazioni fuori contesto come "Sono una principessa!" o anche "Cereali Kellog’s" perfino parole inventate, come "Cosucci, Suello e Nuello".
Ciò nonostante, s’imbarcano con Filippo e salpano la sera stessa in direzione Mesia. Eccezion fatta per lo scontro con una gigantesca medusa fluttuante, in grado di folgorare al solo contatto, il viaggio procede liscio e in quattro giorni di navigazione, sbarcano al porto di Mesia. La notte prima però, Kodak ha avuto i suoi soliti incubi mentre dormiva e la mattina non si è svegliato.
Alle porte della città però, dopo i rigidi controlli delle guardie, proprio mentre stavano per entrare, un ruggito stridente preannuncia l’arrivo di un draco abissale. Nello scontro le guardie muoiono investite dal soffio infuocato del draco e purtroppo, anche Meigon Lub perisce.
Fanno la conoscenza del Capitano Doisil che li ringrazia elevandoli ad eroi, non sapendo che l’unica causa dell’attacco è la loro presenza. Li conduce in città, fino al tempio di Moradin dove chiede agli accoliti di provare ad ottenere il favore del Dio per Meigon Lub, in quanto salvatore di Mesia. In effetti Meigon riceve il favore divino, ma non in quanto salvatore, bensì per via della missione che sta compiendo. Ora però la palla passa a Meigon che dovrà decidere se accettare o meno il miracolo della resurrezione.
Nel frattempo, la sera stessa si tiene una festa per il centenario della fondazione di Mesia e gli altri fanno la conoscenza della governatrice, che li ringrazia nuovamente a nome dell’intera città e offre loro una ricompensa.
Trascorrono velocemente altri sei giorni di permanenza, durante i quali Filippo ha raggiunto gli avventurieri alla locanda La Barba di Foiran e i ragazzi hanno speso a modo loro le monete della ricompensa. Da annoverare il vano tentativo di Ki-Yoshi di ottenere il favore dei nani, donando l’intera somma alle famiglie dei soldati morti nell’attacco del drago. La notte del sesto giorno, Sally si porta a letto un piacente nano, che si rivela essere Bris, il principe dell’Abisso, sotto mentite spoglie. Il demone la paralizza e incide “Troia” in linguaggio abissale sul suo ventre, poi le ricorda che deve a lui tutto ciò che ha e si raccomanda di procedere con la Causa, perché a quanto pare anche lui ha interessi in merito.
Al mattino del settimo giorno, un adepto di Moradin li raggiunge in locanda con un’anfora chiusa. Dà loro una brutta notizia, Meigon non ha accettato il favore divino e non tornerà indietro dalla morte. Lascia al gruppo l’anfora contenente le ceneri del vecchio Lub e si congeda.
Il giorno seguente Doisil correrà dal gruppo palesemente agitato. Mesia ha bisogno di nuovo di eroi; di recente hanno subito l’attacco di un negromante e degli avventurieri hanno sistemato la faccenda affrontandolo in un tempio di Nerull ad una giornata di cammino da Mesia, in direzione nord-ovest. Da allora delle guardie pattugliano la zona ed hanno scoperto una serie di tunnel sotterranei, ma nessuno è più tornato. Spinti dall’iniziativa di Filippo, accettano l’incarico e partono seguendo le indicazioni di una mappa fornita dal capitano Doisil.
Superano una serie di passaggi segreti trovati aperti e arrivano ai tunnel di cui parlava Doisil. In questo dungeon trovano alcune sentinelle a sbarrargli la strada, evocate da rune incise nella pietra. Superano ogni sentinella e giungono in un antro molto ampio, con un piccolo laghetto sotterraneo.
Una cosa in particolare attira la loro attenzione e si tratta di un muro artificiale, costruito su una delle pareti rocciose dell’antro. Analizzando la struttura, notano dei rilievi che formano una porta priva di maniglia e serratura. Su di essa vi è un simbolo recante un triangolo con all’interno un wakizashi e tre gocce di sangue accanto alla lama. Al di sopra della porta invece, un indovinello inciso. Risolto l’enigma la porta si apre ad un tempio antico che ricorda quello trovato fra i tunnel della galleria tra Numenor e Topdog. Tutti i simboli (presumibilmente sacri) sono stati sfregiati a posteriori ed è palese che il muro con l’indovinello sia una struttura meno vecchia del tempio in sé.
Sul fondo trovano la statua di un ninja, dalla quale mano pende un medaglione con il simbolo già visto all’ingresso. Scoprono anche che la statua rappresenta Shen Baba Jaga, uno dei tre cavalieri neri, protagonisti in negativo di eventi colossali avvenuti millenni prima. Il medaglione potrebbe essere una delle chiavi e quindi lo prendono con sé.
Dopo una scossa di terremoto Filippo suggerisce di uscire alla svelta, ma una volta fuori, il tempio crolla dietro di loro e dalle macerie prende forma un gigantesco golem di roccia. Il nemico è troppo forte, dopo qualche colpo e un paio di scosse di terremoto, scatta una disperata fuga.
Tornati a Mesia, esausti vengono ricevuti come eroi dal Capitano Doisil, che promette una lauta ricompensa. La sera stessa infatti, si presenta alla Barba di Foiran e consegna la giusta ricompensa. Capitan Filippo quindi coglie l’occasione per rivelare una scomoda verità: la sua vera identità è quella del ricercato Donovan Philips Leich.
Le forze dell’ordine hanno fatto irruzione nella reggia del nobile ed hanno trovato misure di sicurezza superiori a quelle adottate al palazzo del re. Il portavoce della corona ha interrotto il silenzio stampa, riacquisendo consensi con una stitica ma diretta dichiarazione: Chissà cos’aveva da nascondere quell’Eladrin.
Apprese le notizie, affrettano il passo e giungono al porto, dove trovano un uomo un po’ malconcio e sporco, che si presenta come Filippo, capitano della Filippina, la sua piccola imbarcazione. Le raccomandazioni spese da parte del Campione per quest’uomo, affinché la squadra non si allarmi conoscendolo, non rendono minimamente l’idea di quando capitan Filippo sia fuori di testa; fatica a terminare una frase senza che in mezzo ci siano esclamazioni fuori contesto come "Sono una principessa!" o anche "Cereali Kellog’s" perfino parole inventate, come "Cosucci, Suello e Nuello".
Ciò nonostante, s’imbarcano con Filippo e salpano la sera stessa in direzione Mesia. Eccezion fatta per lo scontro con una gigantesca medusa fluttuante, in grado di folgorare al solo contatto, il viaggio procede liscio e in quattro giorni di navigazione, sbarcano al porto di Mesia. La notte prima però, Kodak ha avuto i suoi soliti incubi mentre dormiva e la mattina non si è svegliato.
Alle porte della città però, dopo i rigidi controlli delle guardie, proprio mentre stavano per entrare, un ruggito stridente preannuncia l’arrivo di un draco abissale. Nello scontro le guardie muoiono investite dal soffio infuocato del draco e purtroppo, anche Meigon Lub perisce.
Fanno la conoscenza del Capitano Doisil che li ringrazia elevandoli ad eroi, non sapendo che l’unica causa dell’attacco è la loro presenza. Li conduce in città, fino al tempio di Moradin dove chiede agli accoliti di provare ad ottenere il favore del Dio per Meigon Lub, in quanto salvatore di Mesia. In effetti Meigon riceve il favore divino, ma non in quanto salvatore, bensì per via della missione che sta compiendo. Ora però la palla passa a Meigon che dovrà decidere se accettare o meno il miracolo della resurrezione.
Nel frattempo, la sera stessa si tiene una festa per il centenario della fondazione di Mesia e gli altri fanno la conoscenza della governatrice, che li ringrazia nuovamente a nome dell’intera città e offre loro una ricompensa.
Trascorrono velocemente altri sei giorni di permanenza, durante i quali Filippo ha raggiunto gli avventurieri alla locanda La Barba di Foiran e i ragazzi hanno speso a modo loro le monete della ricompensa. Da annoverare il vano tentativo di Ki-Yoshi di ottenere il favore dei nani, donando l’intera somma alle famiglie dei soldati morti nell’attacco del drago. La notte del sesto giorno, Sally si porta a letto un piacente nano, che si rivela essere Bris, il principe dell’Abisso, sotto mentite spoglie. Il demone la paralizza e incide “Troia” in linguaggio abissale sul suo ventre, poi le ricorda che deve a lui tutto ciò che ha e si raccomanda di procedere con la Causa, perché a quanto pare anche lui ha interessi in merito.
Al mattino del settimo giorno, un adepto di Moradin li raggiunge in locanda con un’anfora chiusa. Dà loro una brutta notizia, Meigon non ha accettato il favore divino e non tornerà indietro dalla morte. Lascia al gruppo l’anfora contenente le ceneri del vecchio Lub e si congeda.
Il giorno seguente Doisil correrà dal gruppo palesemente agitato. Mesia ha bisogno di nuovo di eroi; di recente hanno subito l’attacco di un negromante e degli avventurieri hanno sistemato la faccenda affrontandolo in un tempio di Nerull ad una giornata di cammino da Mesia, in direzione nord-ovest. Da allora delle guardie pattugliano la zona ed hanno scoperto una serie di tunnel sotterranei, ma nessuno è più tornato. Spinti dall’iniziativa di Filippo, accettano l’incarico e partono seguendo le indicazioni di una mappa fornita dal capitano Doisil.
Superano una serie di passaggi segreti trovati aperti e arrivano ai tunnel di cui parlava Doisil. In questo dungeon trovano alcune sentinelle a sbarrargli la strada, evocate da rune incise nella pietra. Superano ogni sentinella e giungono in un antro molto ampio, con un piccolo laghetto sotterraneo.
Una cosa in particolare attira la loro attenzione e si tratta di un muro artificiale, costruito su una delle pareti rocciose dell’antro. Analizzando la struttura, notano dei rilievi che formano una porta priva di maniglia e serratura. Su di essa vi è un simbolo recante un triangolo con all’interno un wakizashi e tre gocce di sangue accanto alla lama. Al di sopra della porta invece, un indovinello inciso. Risolto l’enigma la porta si apre ad un tempio antico che ricorda quello trovato fra i tunnel della galleria tra Numenor e Topdog. Tutti i simboli (presumibilmente sacri) sono stati sfregiati a posteriori ed è palese che il muro con l’indovinello sia una struttura meno vecchia del tempio in sé.
Sul fondo trovano la statua di un ninja, dalla quale mano pende un medaglione con il simbolo già visto all’ingresso. Scoprono anche che la statua rappresenta Shen Baba Jaga, uno dei tre cavalieri neri, protagonisti in negativo di eventi colossali avvenuti millenni prima. Il medaglione potrebbe essere una delle chiavi e quindi lo prendono con sé.
Dopo una scossa di terremoto Filippo suggerisce di uscire alla svelta, ma una volta fuori, il tempio crolla dietro di loro e dalle macerie prende forma un gigantesco golem di roccia. Il nemico è troppo forte, dopo qualche colpo e un paio di scosse di terremoto, scatta una disperata fuga.
Tornati a Mesia, esausti vengono ricevuti come eroi dal Capitano Doisil, che promette una lauta ricompensa. La sera stessa infatti, si presenta alla Barba di Foiran e consegna la giusta ricompensa. Capitan Filippo quindi coglie l’occasione per rivelare una scomoda verità: la sua vera identità è quella del ricercato Donovan Philips Leich.
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