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1: Introduzione

Estratto dalle pagine che Halvir Havenoak ha lasciato a Lucian, chiedendogli di darle a Zatha.

 
Con queste parole, do inizio a un progetto che, secondo le mie stime, impiegherà anni per essere completato in maniera per me soddisfacente. Accetto questa sfida: nessuna conoscenza degna di essere ottenuta può essere trovata senza adeguato sacrificio.   Devo dichiarare al principio, tuttavia, che prendo parte a questo viaggio personale con una certa misura di scontento.   Sono cosciente che certi accademici i cui lavori sono popolari tra le masse ignoranti preferiscono incominciare i loro scritti con alcuni paragrafi di materiale autobiografico, presumibilmente per stabilire un qualche tipo di rapporto con i propri lettori. Non approvo di questa pratica. Trovo che sia una dimostrazione di egoismo e, come scienziata, preferisco sperare che il mio lettore sia intrigato dai fenomeni che presento più che da aneddoti casuali sulla mia vita.   Detto questo, mi trovo a dover momentaneamente ignorare il mio orgoglio per poter esporre in propria maniera la mia lamentela. Sono una scienziata e una accademica; i miei argomenti di studio sono vari, e spaziano dal mondano all’arcano, dall’antropologico all’occulto. Negli scorsi cinque anni ho condotto uno studio indipendente su Il Aluk, o “la Città Caduta”, come la chiama ora la gente di Darkon. Non è un vanto sterile se affermo di conoscere più di qualunque altra creatura vivente riguardo lo stato attuale della Città Caduta.   Agenti dell’individuo che da ora in poi chiamerò il mio sponsor mi hanno avvicinata, chiedendomi di consegnar loro le mie annotazioni su Il Aluk. Non solo: hanno anche richiesto che intraprendessi un’esaustiva ricerca sull’attuale stato delle terre del Nucleo. Il comportamento di questi agenti mi porta a pensare che si aspettassero di trovarmi lusingata o persino onorata di fronte ad una tale proposta. Erano in errore. Non sono il tipo che reagisce alle promesse di vaste ricompense con ginocchia deboli e occhi luccicanti. Io sono, in modo molto semplice e intuibile, la ricercatrice obiettivamente più qualificata per l’incarico: assegnare questa impegnativa ricerca a chiunque altro sarebbe stato semplicemente insensato.   Da questa valutazione sgorga la fonte del mio discontento. Sono cosciente che i miei colleghi accademici non studieranno mai la serie di volumi che presto scriverò di mio pugno. Accetto il fatto che i miei prossimi anni saranno impiegati a compilare un resoconto di viaggio che verrà letto da un singolo paio d’occhi: quelli del mio sponsor.   E dunque, il desiderio di questo mio sponsor di rimanere anonimo è per me una fonte di frustrazione e, ad essere franca, trovo sia piuttosto ridicolo. È un insulto per qualcuno con la mia educazione ed esperienza.   Azalin Rex portò a compimento la sua “miracolosa fuga” dal Reame Grigio solamente sette mesi fa (comprendete che nel corso della mia ricerca ho ottenuto una conoscenza completa dei fatti reali che si celano dietro la caduta di Azalin e il suo inevitabile ritorno, ma per amor del discorso civile continuerò a riferirmi alla popolare misinterpretazione di questi fatti). Ora mi si avvicinano i servitori di uno sponsor Darkoniano ricco e potente che desidera un resoconto dettagliato dello stato attuale della sua patria e delle terre vicine.   Questi agenti mi assicurano che il mio sponsor non è il re di Darkon. Dare ascolto a queste loro affermazioni sarebbe assurdo. È proprio il fatto che il mio sponsor apparentemente creda di potermi ingannare con tali bugie a dar vita alle mie lamentele. L’unico fatto che ho trovato per dubitare che il mio sponsor sia appunto Azalin è il perché non abbia utilizzato la sua nota polizia segreta, la Kargat, per condurre questa ricerca a suo conto. Potrei pienamente capire il sacrificare le mie grandi capacità per le più vaste risorse e indissolubile lealtà che la Kargat potrebbe offrire. Ma del resto, alcuni dei miei studi in questi anni suggeriscono che Azalin non trovi la Kargat degna della stessa fiducia di cui godeva in passato.   Etichettata come una schiocca, dunque, mi immergerò in questo ruolo. Continuerò a credere che il mio sponsor non sia altri se non Azalin Rex – re-mago, signore di Darkon, e architetto del disastroso fallimento, la Lacrima del Re – che ora intende acclimatarsi nuovamente con il mondo dopo più di una decade di esilio auto-imposto.   Se qualunque di queste mie ipotesi è errata, mio caro sponsor, sentitevi libero di correggermi a vostro piacimento. Ma fino a tale momento, continuerò a divertire la mia mente semplice dedicando questo progetto a Re Azalin. Di fatto, intitolerò questi libri in onore dell’evento che credo abbia precipitato la chiamata per la loro creazione.   Vi presento dunque, o mio sponsor senza nome, le pagine di apertura del primo volume delle Gazzette dell’Apocalisse. Siate certo che non menzionerò nuovamente il mio discontento con il nostro accordo lavorativo. Dopo tutto, presumo che condividiamo almeno un sentimento: che sia la ricerca ad avere importanza.
Le Gazzette dell'Apocalisse sembrano essere state scritte da una scienziata Darkoniana, e si riferiscono a Il Aluk come "La Città Caduta".   Si riferiscono anche alla comparsa e alla ricomparsa di Azalin Rex, rendendo quindi questi documenti difficili da interpretare o piazzare temporalmente.
Materiale
Paper

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