Act 4: The gunsmith of Alverton
General Summary
Quando pian piano la folla in piazza scemó Raidan, Erdan e Hroan si affrettarono a tornare al Dado Saltellante, mentre Finch,con passo dinoccolante percorreva la via Centrale di Bragos, quella che tagliava a metà la città vecchia fino alla piazza del mercato, divertendosi a saggiare le potenzialità del suo nuovo giocattolino. Zizi e JoJo invece si erano riuniti di soppiatto, tra i vicoli più interni, con il mezzorco intento a controllare la gamba sinistra di Zizi, quella ferita nella discesa dall'edificio dal quale era riuscita a salvare la vita al giovane Python. Zizi l'aveva liquidato con uno sbuffo perentorio. Non che le dispiacesse ricevere le attenzioni del compare, ma la piccola goblin preferiva di gran lunga mantenere salda la sua fama di arrampicatetti, piuttosto che manifestare il dolore alla caviglia contusa. Montgas, come sempre fino a quel momento, se ne rimase in disparte, combattuto dal desiderio di percorrere la sua crociata in solitudine e l'idea di condividere con quello stravagante gruppo, almeno in parte, il viaggio che lo attendeva. E fu per questo che, giunto anch'egli al Dado Saltellante, incroció il tavolo della piccola goblin, che nel frattempo aveva ripreso il pranzo da dove l'aveva interrotto insieme al suo fido compare mezzorco. Montgas si soffermò solo per un istante a guardare i due, poi ammiccando mezzo sorriso verso Zizi pronunciò un lapidario... "...Ottima mira", e sistemando il bavero dello spolverino, fece per uscire. La sua presenza misteriosa e la sua voce profonda come le radici delle montagne, non andavano molto a genio a JoJo, in fondo nessuno sapeva chi fosse quell'uomo, e per quanto ne sapesse il mezzorco, quel tizio avrebbe potuto piantargli un pugnale nella schiena da un momento all'altro. Così JoJo fece quello che sapeva fare meglio, l'animale, ringhiando feroce alla sagoma del misterioso figuro che ormai aveva già varcato la soglia della locanda. Finch, invece, adesso era un Finch più sereno. Ora poteva essere sè stesso fino in fondo, aveva risolto il problema più grande e adesso avrebbe affrontato, con calma, anche i fastidi meno importanti. Tipo quello che riguardava il mondo intero. Soltanto che prima avrebbe dovuto cercarsi un riparo per la notte. Finch aveva speso tutte le sue monete d'oro per ottenere quel borsalino e, in quel momento, di fronte alla richiesta di 5 monete d'oro a stanza del locandiere Kumar Medo, l'unica soluzione possibile per il Diavolo del Bordo, fu come al solito la più fantasiosa: utilizzando le proprietà arcane del suo nuovo cappello, prese le sembianze del locandiere Kumar e, anche se l'aspetto del proprietario aveva già fatto breccia nella debole mente della calva guardia al piano superiore, con le sue abilità oratorie concluse l'opera, ottenendo la stanza migliore del Dado Saltellante senza spendere alcuna moneta.
Raidan, Erdan e Hroan, nel frattempo, anche loro alle prese con i resti del pranzo abbandonati in precedenza, discutevano, apparentemente pacati, sui prossimi passi riguardo l'incombente pericolo. Hroan confidò ai due l'identità del Sacro Elementale Nero, uno dei protagonisti dell'. Entrambe i giovani balzarono sulla sedia, quando il navigato dovahren rivelò che, in principio Kemu, quello era il nome del Drago, sorvolava i cieli di Aetherium in qualità di alleato, governando la sua stirpe con fierezza ma quasi mai eccessivamente aggressivo. Erdan, più di Raidan, rimase di stucco. Eppure Kemu, era sicuramente lo stesso drago malconcio che aveva fronteggiato durante il suo rituale. Come è possibile, che un drago così malvagio, così restio alla visione della dea Elah, fosse considerato, millenni addietro, un amico. "Io ho già visto quel drago" disse inconsciamente l'elfo a voce alta, e quando si accorse che ormai avrebbe dovuto saziare la curiosità dei suoi due interlocutori aggiunse "...l'ho visto durante il mio rituale, quello di accesso all'Avelendur. Non so quale sia il legame, tra ciò che è successo ad Arendel e il mio rituale, ma ho intenzione di scoprirlo. Invierò in qualche modo un messaggero ad Amdirthurin", continuò deciso "...chiederò al mio Ordine di raggiungerci al più presto a Dragon's Cliff...". "Ho già detto che questo non è possibile, devi fidarti di me" sopraggiunse Hroan. "Sarò io a parlare con i miei compagni, una volta giunti alla Rupe del Drago. Soltanto allora potremo discutere di quanto e cosa ci è concesso condividere", disse l'uomo sulla quarantina, ingoiando l'ultimo cucchiaio di stufato ormai freddo. Poi, dopo aver pulito le cornici delle labbra con un tovagliolo, precisò "Tu, e il tuo Ordine...voi...sapete benissimo chi abbiamo di fronte. Invia il messaggio, se nemmeno l'Avelerendur può esserci d'aiuto allora non vedo quante altre possibilità abbiamo di fermare la fine. Ma nessuno invaderà il Conclio al Dragon's Cliff, non senza averne discusso con i miei compagni", chiosò Hroan. Erdan, in parte contrariato e in parte più risoluto che mai, fece per alzarsi, cercando con lo sguardo il locandiere, e a lui chiese dove poter trovare un Messaggero in città, per poter far arrivare il più in fretta possibile un messaggio. Quando Kumar gli rivelò che soltanto il reggente in persona poteva avvalersi di un servizio simile, Erdan quasi sconsolato non si diede comunque per vinto: Hroan era la sua carta vincente, lui sicuramente aveva già dato modo di saper muoversi a Bragos, e probabilmente sapeva anche a chi chiedere un favore e in quale tono o modo farlo. Il giovane elfo, però, non si aspettava che l'uomo dei Draghi portasse in dote il lasciapassare per poter interloquire con il reggente di Bragos in persona, Alas Magdan. Giunti qualche ora dopo, sotto le mura del castello, al di qua del fossato, prima del ponte che li avrebbe condotti al castello, Erdan, Raidan e Hroan trovarono la resistenza delle guardie all'entrata, convinte in extremis dalle capacità psichiche del giovane elfo di Elantris. Al cospetto del reggente Magdan, però, nulla sembrava scalfire il menefreghismo del reggente, nemmeno la lunga amicizia passata con Hroan. La perdita della figlia Senise, qualche mese prima, aveva portato il reggente nell'oscurità più totale...niente riusciva più a dargli speranza. E sentire che Arendel stessa, il cuore dell'umanità pulsante, era caduta nel segno del Dio Oscuro lo pietrificò all'istante. Eppure, il grido disperato del giovane Raidan, lo convinse ad intercedere con il Messaggero e spedire il biglietto della speranza verso le terre degli Elfi. Sarà stato il carisma del giovane, oppure il fatto che sentendo quelle parole e guardando quel ragazzo così grintoso e determinato, Alas ricordò sua figlia, tanto che mentre raccolse il biglietto dalle mani di Erdan, una lacrima solcò il suo viso, nascosta agli occhi indiscreti dei presenti. Dall'altre parte della città, nel frattempo, Montgas aveva raggiunto colui che chiamavano il "miglior fabbro dell'Imlandïr", e osservava quella fucina ricordando gli anni passati a lavorare con gli stessi indumenti, lo stesso sudore e la stessa determinazione. Quando peró, l'armaiolo di Alverton, porse la sua arma, Sentenza, al miglior fabbro della valle, il ragazzo, un mezzelfo dai capelli lunghi argento, rimase a bocca aperta. Non aveva mai visto un'arma simile, come probabilmente qualsiasi altro armaiolo nel mondo. Fu allora che Montgas decise di condividere il suo sapere con Hamon il fabbro e si mise, ancora una volta, al lavoro in una fucina, dopo un tempo passato che non segnava gli anni ma soltanto i giorni, sebbene sembrassero millenni a volte. Jojo e Zizi avevano seguito l'uomo con lo spolverino, piu per le paranoie di Zizi che per altro, disposta, la piccola goblin, a liberarsi di ogni sua freccia per timore di venir rintracciata dagli uomini del kurmundrat, proprio per colpa di quelle stesse freccie. Per questo avevano raggiunto il fabbro di Bragos, ma nel tenativo di assecondare le paranoie di Zizi, JoJo rischiò soltanto di venire alle mani con Montgas, con il quale stipulò in seguito ad un acceso dibattito, una fragile tregua. JoJo non amava molto l'alone di mistero di cui Montgas amava ricoprirsi, JoJo aveva spesso a che fare con gente come lui, e nessuno si era mai dimostrato affidabile. Questo pensava il mezzorco mentre camminava, fiancheggiando la sua compagna goblin nel ritorno alla locanda. Montgas aveva deciso di attardarsi dal fabbro Hamon, il quale fu ben felice di ospitarlo per la notte, in cambio di ulteriori dimostrazioni con la forgia. JoJo e Zizi, invece, non furono così fortunati, tanto che guardarono il sole tramontare da una piccola feritoia sul tetto della stalla, affittata al locandiere Kumar per 5 monete d'argento. Nessuno di loro partecipò alla serata in locanda, tanta era la stanchezza e il desiderio di dormire il sonno più profondo possibile, senza pensare ai turni di guardia. Per Finch, che aveva scelto di rimanere nella stanza a riposare già dal pomeriggio, il sonno fu comunque disturbato e agitato: era riuscito ad ovviare al piccolo fardello che aveva portato fin là, ma la sua serenità fu interrotta dagli incubi. Nel sonno profondo, Finch, vide degli occhi di un giallo intenso sulla sagoma oscura di un viso dai lineamenti sconosciuti, e, sebbene udì poche parole, la manciata che riuscì a carpire, fu letale per il suo riposo: "Non puoi nasconderti, io ti troverò....sempre", disse una voce, dal tono quasi, dissacrante nella sua testa, E chissà che forse, non fu quello a salvargli la vita, poiché riprese coscienza appena in tempo, mentre la lama di un'affilatissima scimitarra glì lambì il fianco sinistro, accogliendo il suo infelice risveglio nel peggiore dei modi...
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