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Una terra affascinante e misteriosa ma anche oscura, meschina e maledetta. Un luogo pieno di sogni e di incubi, di speranze e di rassegnazione, di possibilità e di barriere invalicabili. Un' "affascinante e terribile contraddizione" l'ha definita qualcuno. Non potrebbe essere descritta meglio di così...

Sessione 19 - Nelle tenebre

I Protagonisti elaborano un piano per entrare nel mulino...

General Summary

Non volendo farsi cogliere di sorpresa o impreparato da eventuali reazioni o imprevisti, il gruppo pianifica una strategia per poter varcare l'ingresso dell'edificio in maggiore sicurezza. Invece di intrufolarvisi di soppiatto rischiando di venire scoperti, infatti, decide di attirare all'esterno le due figure in modo da sgattaiolare poi alle loro spalle, non visto, all'interno del mulino. In questo modo, Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio contano di vedere con i propri occhi ciò che sta accadendo nella struttura e di ottenere le risposte che cercano. A quel punto potranno reagire e comportarsi di conseguenza, decidendo quindi sul momento, in base a cosa scopriranno, se trarre un sospiro di sollievo per quello che può rivelarsi essere un falso allarme, se provare a parlare con le due figure per cercare ulteriori spiegazioni o se agire in qualche modo nei loro confronti. Così, dopo che Tiresio e Karak compiono un giro completo intorno al mulino per controllarne la sicurezza del perimetro e confermare l'assenza di un altro ingresso, il gruppo si posiziona per attuare il piano. Appostatisi nell'oscurità dietro al muretto che costeggia l'edificio, Lucien crea con un suo incantesimo illusorio un forte rumore di animali spaventati. Finti versi di animali da allevamento di molti tipi, ovvero tutti quelli che il warlock ha precedentemente scorto nella stalla, si sovrastano l'un l'altro rieccheggiando nel cortile, in direzione proprio della stalla, in modo da simulare una strana e concitata agitazione delle bestie così da attirare all'esterno le figure affinché vadano a controllare la situazione. Ma dopo diversi attimi, attimi che poi diventano minuti, nonostante il baccano, nessuno esce dal mulino per sincerarsi di cosa stia accadendo. Alla luce dell'infruttuosa attesa, seppur stupito e innervosito da ciò, il gruppo a questo punto sa di non avere altra scelta se vuole proseguire. Dovrà fare ciò che fin dal principio voleva evitare e cioè intrufolarsi nell'edificio con gli occupanti ancora al suo interno, rischiando perciò di venire individuato. Nonostante tale rischio però che potrebbe mandare all'aria tutti i loro sforzi, essi decidono ugualmente di andare avanti. Così, avvicinatisi di nuovo all'entrata del mulino, controllano se la porta è chiusa. Rendendosi conto che invece è possibile aprirla, è Karak a farsi avanti e a spalancarla lentamente. Realizzando che l'interno della struttura è buio e deserto, il ladro compie qualche passo in avanti mentre si guarda intorno attentamente facendo inoltre segno agli altri di seguirlo. Una volta entrati, e dopo aver richiuso la porta dietro di loro, tutti e quattro possono dare un'occhiata più approfondita alla stanza nella quale si trovano, tranquillizzatisi dall'apparente mancanza di altri occupanti oltre a loro. Anche per quest'ultimo motivo, Karak accende una lanterna, in modo da rendere buona la visibilità sia per lui che per Goldrick, non dotati di una vista tanto acuta ed abituata alle tenebre quanto quelle di Tiresio e Lucien. L'interno del mulino si rivela così occupato al centro da dei grandi ingranaggi di legno e metallo che ruotano gli uni sugli altri e che da un lato scompaiono nel soffitto mentre dall'altro terminano in una vasta macina. In essa, convogliate da una vasca in pietra colma quasi fino all'orlo, confluiscono spighe di mais mature che vengono schiacciate e ridotte in farina, la quale a sua volta converge in una seconda vasca, anch'essa praticamente piena, e da lì in un supporto in legno dal quale dovrebbe essere poi presumibilmente prelevata ed insaccata. L'intera complessa struttura, in funzione e caratterizzata da un continuo suono di legno che scricchiola e tremolii metallici, domina non solo il centro ma anche quasi la totalità della grande stanza. Nel resto di essa, in prossimità delle pareti ai lati, vi sono casse, barili, sacchi e tavoli pieni di frutta e verdura oltre che rastrelliere con strumenti agricoli e di manutenzione del macchinario. Tutto ha l'aspetto di un normale mulino e niente attira particolarmente l'attenzione del gruppo. Eccezion fatta per delle scale in legno, piuttosto ripide, che salgono ad un piano superiore ed una botola, chiusa, posta sul pavimento nella parte settentrionale della stanza. Incerti a questo punto su dove poter rintracciare le due figure e su come proseguire, il gruppo riflette sulla loro prossima mossa decidendo alla fine di procedere per una via alla volta, assicurandosi però di non farsi cogliere impreparati alle spalle nel farlo. Così, dopo aver posizionato silenziosamente una botte sopra la botola e a sua volta sopra di essa una bottiglia in modo da udire il frastuono provocato dalla sua eventuale caduta nel caso in cui qualcuno provi ad aprire dal di sotto la botola stessa, Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio si portano verso il piano superiore. Il bardo, primo fra tutti, sale le scale cercando di fare meno rumore possibile, affacciandosi poi per scorgere possibili minacce. Con sollievo, però, realizza che anche al piano di sopra non vi è nessuno. Tutto tace, avvolto dall'scurità. Il gruppo si porta dunque lì trovandosi di fronte uno scenario simile a quello del piano terra. Degli ingranaggi, per quanto più piccoli e meno rumorosi dei precedenti, si muovono tra di loro connettendo quelli sottostanti a quelli evidentemente soprastanti in quanto anch'essi, come quelli del piano terra, si proiettano verso l'alto perdendosi nel soffitto. Inoltre, anche qui, vi sono sacchi, barili e utensili ai lati della stanza, comunque più piccola della precedente. Ed anche qui, nella parte settentrionale, si trova un'altra scala, questa a pioli però, che sale verticalmente verso il secondo piano, ostruito alla vista da un'altra botola. Ancora una volta, non avendo altre possibilità, il gruppo decide di salire. Stavolta è Lucien il primo a farlo e, dopo aver cautamente aperto la botola con il suo incantesimo di mano spettrale ed essersi reso conto dell'oscurità che avvolge anche il nuovo ambiente così rivelato, il warlock varca la botola giungendo in quello che sembra il tetto del mulino. Uno spazio minuscolo, di circa tre passi per lato e delimitato da una balaustra in legno, sulla sommità dell'edificio ed apparentemente dedicato solo alla manutenzione degli ingranaggi che proprio qui si collegano con l'enorme apparato alla base delle grandi pale. Da quassù si potrebbe scorgere probabilmente tutto Ritter nei giorni di bel tempo ma adesso, nel cuore di una notte cupa e nebbiosa, soltanto un'impenetrabile oscurità lo circonda. Un'oscurità silente e vuota. E nemmeno qui vi è traccia delle due figure. Così, vista la mancanza d'interesse del luogo e l'impossibilità che esso possa ospitare anche gli altri, Lucien scende la scala ricongiungendosi al resto del gruppo. Ragguagliati sulla sua scoperta, tutti concordano a questo punto sul da farsi. L'unica via rimasta è la botola al piano terra ed i loro obiettivi devono per forza di cose trovarsi là sotto. Pertanto il gruppo torna nella stanza iniziale e toglie il barile e la bottiglia da sopra la botola, aprendola con il minimo rumore. Poi, lentamente e cautamente, procede verso il basso, in quello che si rivela essere un sotterraneo, percorrendo dei gradini in pietra che portano ad una stanza, anch'essa in pietra, illuminata flebilmente da una torcia appesa al muro. Anche qui casse e barili sono riposti e ammucchiati alle pareti e non sembra esserci nessuno benché la stanza prosegue sul lato settentrionale con un corridoio. Mentre si portano verso di esso, però, prima Tiresio e poi Karak avvertono degli strani rumori provenire proprio da oltre il corridoio, presumibilmente da un'altra stanza alla sua estremità opposta. Suoni di colpi, colpi secchi che paiono ferro che sbatte con forza contro del legno, come quelli di un'ascia o qualcosa di simile, accompagnati dalla voce di qualcuno che sembra fischiettare allegramente. All'udire ciò, dopo aver informato gli altri, Karak si avventura subito lungo il corridoio per cercare di dare un'occhiata a cosa sta accadendo. Percorrendolo fino in fondo mentre Goldrick, Lucien e Tiresio lo aspettano sul posto, il ladro sbuca in un'altra stanza, grande all'incirca il doppio della precedente e anch'essa completamente in pietra, il cui soffitto è sorretto nella zona centrale da quattro imponenti e spesse colonne, una delle quali però è crollata riversandosi in pezzi sul pavimento e lasciando in piedi dietro di sé soltanto una piccola porzione. A quest'ultima ed alle altre tre colonne sono appese altrettante torce accese che illuminano l'ambiente e grazie a ciò il lucertoloide può scrutare attentamente cosa si trova di fronte, rimanendo comunque nascosto nell'ombra dell'imboccatura del corridoio. Ancora sacchi e barili di ogni tipo sono accatastati sul muro occidentale mentre in prossimità di quello orientale, un'uomo, vicino ad un tavolo, è intento a fare a pezzi con una mannaia frammenti di carne sanguinolenti. Questi sono praticamente irriconoscibili ed oltre che sul tavolo paiono spuntare anche da altri barili e da strane caraffe di vetro posti lì intorno. L'uomo in questione, tuttavia, che sta tutt'ora fischiettando ignaro della presenza di Karak, viene facilmente riconosciuto dal ladro. Si tratta infatti, proprio come sospettavano, di Felkem Bareth. La mannaia che impugna, così come le sue mani, le sue braccia fino ai gomiti ed il grembiule che indossa, oltre ovviamente al piano del tavolo, sono cosparsi di sangue all'inverosimile. Sangue che inevitabilmente finisce poi per colare sul pavimento sottostante aprendo svariate e lugubri pozze rossastre e permeando l'intera stanza di un acre e intenso odore quasi insostenibile. Avendo adesso ben chiaro chi era l'autore dei due suoni uditi da Tiresio e Karak, ma non potendo da dove si trova scoprire di più senza rivelarsi, quest'ultimo torna sui suoi passi e, sebbene metta un piede in fallo rischiando di essere sentito da Felkem, alla fine riesce comunque a tornare dai compagni nella stanza precedente senza conseguenze. Raccontato tutto al resto del gruppo, questo decide di volere delle certezze prima di stabilire come procedere. Pertanto invia stavolta il servitore invisibile di Lucien a fare una ricognizione più accurata e quando poco dopo esso fa ritorno fornisce al gruppo una descrizione piuttosto dettagliata di cosa si trova sul tavolo e nei barili. Corpi, pezzi di corpi di creature che potrebbero appartenere persino ad esseri umani. A quella rivelazione, Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio hanno un brivido di orrore. Il pensiero agghiacciante di qualcosa del genere li spiazza completamente ed inevitabilmente alimenta in loro mille dubbi sulla natura delle attività della famiglia Bareth, compreso quello forse più spaventoso e sconvolgente di tutti. Il disgusto e il ribrezzo cioè riguardo la possibilità che negli squisiti piatti cucinati da Emma vi potessero essere tali "ingredienti". La sensazione di nausea che spontaneamente scaturisce in loro a questo solo pensiero, però, viene immediatamente spazzata via pochi istanti dopo quando una nuova figura fa il suo ingresso nell'altra stanza, sollecitata da Felkem a sbrigarsi. "Marcus", come lo chiama il locandiere, sbuca da una stanza laterale portando con sè un barile ed aiutando poi Felkem stesso a mettervi dentro alcuni di quei pezzi di carne. Il gruppo, osservando la scena dalla distanza, prova a scrutare meglio il nuovo arrivato comprendendo subito che si tratta della seconda figura, quella più giovane, che hanno visto alla locanda e che è arrivata alla fattoria Bareth sul carro insieme a Felkem. Sempre più turbati dalla situazione anche se al tempo stesso soddisfatti di aver finalmente rintracciato i loro due obiettivi, Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio vogliono comunque essere assolutamente certi di ciò che ha riferito il servitore del warlock. Così, Lucien si spinge da solo lungo il corridoio non solo per cercare di avere una migliore visuale di ciò che sta accadendo ma anche per comandare al meglio il suo servo. Volendo infatti fare in modo di constatare con inequivocabile certezza che si tratti di pezzi di cadaveri umani, il warlock elabora un piano. Ancora una volta invia il suo servitore nelle vicinanze della scena che si sta svolgendo e, dopo aver tentato invano di distrarre Felkem e Marcus facendo cadere a terra una delle lanterne nella stanza, ancora una volta decide di dare vita ad una finta voce, questa volta umana, di donna, proveniente dalle prossimità dalla colonna caduta, che chiede ai due cosa stanno facendo, con lo scopo di creare un diversivo. I due, effettivamente, si voltano impietriti in quella direzione quando odono la voce ma ciò comunque non impedisce a Felkem di notare uno dei pezzi di carne, impugnato dal servo di Lucien, fuoriuscire dal barile e fluttuare in aria sopra di lui, per poi depositarsi sul pavimento qualche passo più in là. Tutto ciò mette ovviamente in allerta i due ma contemporaneamente rende ogni cosa chiara per il warlock. Egli, infatti, può finalmente scorgere con i suoi stessi occhi in cosa consiste il pezzo di carne prelevato dal barile. Una mano umana, priva del mignolo che sembra mozzato, giace adesso riversa sul pavimento in una pozza di sangue. L'orrore che Lucien prova in quel momento è addirittura più intenso di quello provato poco prima. Adesso non vi sono più dubbi sulle attività dei Bareth in questo scantinato sebbene permangano quelli sulla natura degli ingredienti usati nelle cucine de "La Spiga d'Oro". Ma, ancora una volta come in precedenza, il warlock non ha tempo per processare la cosa poiché una voce femminile, proveniente dal fondo della stanza immerso nelle tenebre, riecheggia all'improvviso per tutto il sotterraneo. Come fosse incredibilmente vicina, essa ordina a Felkem e Marcus di calmarsi e a chi è ospite non invitato, con un tono estremamente calmo e suadente, di farsi invece avanti senza temere nulla e mostrarsi a lei così da poter parlare faccia a faccia. Lucien, non dando ascolto a tali parole e temendo che la situazione degeneri, reagisce immediatamente cercando di prendere tempo. Da una parte ordina al suo servitore di afferrare un coltello che si trova sul tavolo lì vicino e puntarlo alla gola di Marcus mentre dall'altra crea altre voci, da altri e diversi punti bui della stanza. In questo modo conta di fermare sul nascere qualunque possibile iniziativa di Felkem e Marcus e al contempo distrarre la voce femminile così da potersi allontanare e raggiungere gli altri. Ma mentre lo fa, però, se le due figure rimangono dove sono ed in particolare il giovane Marcus alza le mani sembrando visibilmente spaventato da tale minaccia, la voce, infastidita dal mancato rispetto della sua richiesta, perde la pazienza e mutando il tono in uno decisamente più irritato, da un nuovo ordine. "Portatemeli!!", dispone, come una regina ai suoi sudditi. Proprio in quel momento, anche il resto del gruppo sente chiaramente le parole pronunciate dalla voce e Goldrick in particolare percepisce uno strano eco provenire da essa come se una seconda voce, maschile e molto più profonda, accompagnasse la prima. Una voce minacciosa, che provoca in lui una sensazione di profondo disagio ed un brivido gelido lungo la schiena oltre che l'oscuro presentimento che abbiano a che fare con qualcosa di soprannaturale e sinistro. Il paladino avverte Karak e Tiresio di ciò ed il bardo, grazie ad un altro dei suoi incantesimi, avvisa subito telepaticamente anche Lucien della cosa, prefigurandogli la pericolosità della situazione e la necessità che si ricongiunga a loro. Ma mentre il warlock fa per tornare indietro assecondando i compagni, la situazione precipita ulteriormente. Dalla sommità degli scalini dai quali sono entrati nello scantinato, infatti, Goldrick, Karak e Tiresio sentono degli strani rumori avvicinarsi. Come il suono di svariati bastoni, bastoni da passeggio, che sbattono sulla vivida pietra. Contemporaneamente, le luci di svariate candele poste ad intervalli regolari sul pavimento si accendono di colpo una dopo l'altra, in fondo alla grande stanza dove si trovano Felkem e Marcus. Dapprima, per un brevissimo istante, le loro fiamme paiono nere come la pece per poi assumere il consueto colore arancio. Ciò permette al gruppo di poter scorgere finalmente cosa si trova in una sorta di alcova in fondo alla stanza. Su quello che pare un piccolo piano rialzato al quale si accede mediante tre gradini, si trova una grande vasca in pietra piena fin quasi all'orlo di un liquido rosso scuro. Da esso, illuminato debolmente dalle candele che sembrano a mala pena riuscire a fendere le tenebre che le circondano, pare stia per emergere qualcosa. E' in quel momento che il gruppo comprende con certezza non solo di essere circondato ma anche di avere a che fare, come preannunciato da Goldrick, con qualcosa di ancora più terribile di ciò che credevano...

Personaggi con cui si ha interagito

Felkem Bareth e Marcus
Campaign
La Valle delle Foglie Cadute
Protagonists
Goldrick Olzanik
Karak
Tiresio
Data Rapporto
23 Aug 2023
Luogo Primario

Commenti

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