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Una terra affascinante e misteriosa ma anche oscura, meschina e maledetta. Un luogo pieno di sogni e di incubi, di speranze e di rassegnazione, di possibilità e di barriere invalicabili. Un' "affascinante e terribile contraddizione" l'ha definita qualcuno. Non potrebbe essere descritta meglio di così...

Sessione 24 - Indizi

I Protagonisti arrivano al cimitero degli anonimi e dei reietti...

General Summary

Percorrendo una dissestata e malridotta stradina di ciottolato circondata da erbacce ed immersa nella nebbia, il gruppo, guidato da Sorella Leah, giunge alla fine in prossimità dell'ingresso del cimitero, non molto distante dalla chiesa del Signore del Mattino e delimitato da un'inferriata e da un grande cancello arruginiti e rovinati dal tempo. La sacerdotessa, dopo aver aperto la cancellata il cui cigolio spettrale spaventa e fa volare via alcuni corvi appollaiati su degli alberi vicini, conduce Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio nel cuore del luogo di sepoltura, attraverso un labirinto di piccoli sentieri di selciato in cattivo stato. Mentre seguono in silenzio la donna, i quattro osservano ciò che li circonda. In un silenzio quasi innaturale squarciato soltanto a tratti dal fastidioso gracchiare di altri corvi, numerose lapidi oltre che piccole sculture commemorative sembrano quasi farsi largo tra la nebbia spuntando qua e là ed alternandosi ad una vegetazione selvaggia, trascurata e abbandonata a sè stessa, caratterizzata da erbacce, cespugli e bassi alberi, molti dei quali secchi e spogli per via della stagione. Come se la natura cercasse di rivendicare quel luogo quasi dimenticato e l'uomo non facesse nulla per imperglielo. Mentre riflette sulla desolazione e sull'incuria di quel posto, il gruppo realizza di trovarsi già di fronte alla tomba di Laslo Novak. Sorella Leah infatti si ferma a lato del sentiero, in prossimità di due corti bastoni legati ed incrociati fra loro alla bell'e meglio, sui quali sono state incise le iniziali L. N., che sono piantati nel terreno proprio accanto ad un punto in cui è evidente la presenza di una tomba interrata. "Ecco", indica loro la sacerdotessa, "qui è dove è stato sepolto Novak". A quelle parole, il gruppo, dopo una veloce occhiata alla tomba, inizia immediatamente a cercare qualunque indizio o particolare possa essere rilevante per indirizzarli nelle loro indagini. Mentre Karak si china sulla terra smossa sovrastante la tomba cercando di capire se recentemente vi è stato del movimento, gli altri osservano attentamente i dintorni. Non solo le tombe vicine ma anche il cimitero nel suo complesso. Notando la differenza nell'aspetto delle varie tombe con alcune di esse estremamente semplici come quella di Novak ed altre invece caratterizzate non solo da lapidi in pietra ma addirittura da piccole statue e sculture con tanto di epitaffi, chiedono spiegazioni in proposito a Sorella Leah. Ella risponde affermando che sebbene nella maggioranza dei casi le tombe non abbiano una lapide vera e propria come nel caso di Novak nonostante il clero del Signore del Mattino si impegni a dare a tutti il giusto decoro, vi sono casi in cui le famiglie ed i conoscenti dei defunti macchiatisi di vari crimini, si adoperano comunque per fornire loro dei dignitosi sepolcri, spesso anche se non sempre con donazioni anonime. Facendo così viene in qualche modo mantenuta l'onorabilità della famiglia di appartenenza del criminale, che quasi sempre in questi casi è una famiglia quantomeno benestante. In altri casi poi, sempre attraverso donazioni anonime, vengono dotate di abbellimenti anche tombe di defunti anonimi andando quindi a sollevare molti dubbi sul loro reale stato di anonimato. In definitiva, conclude Sorella Leah, sebbene il suo nome ufficioso sia quello di un cimitero dedicato agli anonimi ed ai reietti come effettivamente è, esso però in pratica è un coacervo di situazioni che pur ricadendo nelle due categorie sopracitate sono piuttosto differenti fra di loro contribuendo a creare lo strano e caotico scenario che hanno di fronte. Colpito da tale spiegazione, Lucien si concentra quindi in particolare sulle tombe vicine a quella di Novak. Un paio di esse sono simili ma una attira la sua attenzione per la propria diversità. Essa infatti è dotata di una lapide, rovinata e smussata dalle intemperie e ricoperta in parte da muschio verdastro che non permette di leggerne l'epitaffio. Curioso, il warlock si avvicina e scostando con cura la sporcizia rivela la scritta scolpita sulla pietra. "Anjelka Barov, 732", recita l'incisione, riportando solo la data di morte. Sempre più interessato, il giovane chiede a Leah qualche informazione sulla donna lì seppellita e la sacerdotessa gliene fornisce qualcuna, ricordando quel nome come uno dei primi quando le fu assegnata la gestione del cimitero. "Credo che si trattasse di un donna appartenente ad una famiglia nobile", afferma Leah,"se non ricordo male venne condannata a morte per aver ucciso il figlio neonato nella propria culla...un brutto episodio, si dice che per qualche motivo ella non lo volesse...non ricordo altro però...". Turbato ma al tempo stesso convinto da quelle parole che i sepolcri circostanti non abbiano nulla a che fare con la vicenda Novak come invece aveva tra le altre cose ipotizzato, Lucien torna a focalizzarsi sulla tomba dell'uomo. In quello stesso momento, dopo aver terminato le sue osservazioni, Karak si rimette in piedi informando gli altri di come la terra non sia stata apparentemente toccata dal giorno della sepoltura, circa 14 giorni prima. Oltre a ciò però, il lucertoloide non dice nulla ai compagni riguardo all'aver notato ancora una volta la sua ombra agire e muoversi di volontà propria e quasi nascondersi impaurita dietro di lui nel momento in cui il ladro si è avvicinato al sepolcro, come se essa provasse paura. Karak vuole tenere per sè tale episodio, almeno per il momento dopo averlo accennato soltanto a Goldrick nella cappella di Ritter, anche se realizza come Tiresio se ne sia probabilmente accorto proprio in quest'ultimo frangente. Ma la sua volontà di far finta di nulla unita al fatto che anche il bardo si comporta come se niente fosse, fa decadere l'episodio permettendo a tutto il gruppo di concentrarsi sull'attuale indagine. In questo modo, di fronte alla tomba di Novak, i quattro si avventurano nei primi ragionamenti e considerazioni riguardo la vicenda. Nel momento però in cui essi affermano di sentirsi di escludere qualunque tipo di attività, anche di natura non-morta, nelle vicinanze del sepolcro, non possono fare a meno di notare l'estrema preoccupazione e angoscia che tali discorsi provocano in Leah che, ora, forse per la prima volta, appare con un'espressione veramente impaurita. Ella, infatti, non essendo quasi in grado di capacitarsene, chiede turbata al gruppo se veramente credono di poter avere a che fare con una minaccia del genere. Quest'ultimo, non volendo impensierirla oltre, ribadisce l'idea di escludere tali ipotesi sottolineando come ne hanno parlato soltanto perchè, almeno in queste fasi iniziali di indagine, non possono tralasciare nessuna teoria. A tali parole la donna pare tranquillizzarsi un pò e sia per contribuire al suo stato d'animo ma anche perché non crede ormai di poter scoprire altro in quel luogo, il gruppo, affermando di aver concluso lì le proprie ricerche, si fa scortare di nuovo da Sorella Leah verso l'uscita del cimitero. In pochi minuti quindi la sacerdotessa li conduce prima all'esterno e poi di nuovo alla chiesa dove, ringraziandola della sua disponibilità ed avvertendola del fatto che almeno per il momento non ha altro da chiederle, il gruppo la saluta dirigendosi verso nord. Lungo il cammino verso i moli, mentre la nebbia del mattino pare dissiparsi del tutto e la temperatura, pur rimanendo fredda, diviene un pò più sopportabile, Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio decidono i loro prossimi passi. L'intenzione è quella di esaminare le ultime due scene del crimine e pertanto stabiliscono di rimanere sulla Sponda orientale ben sapendo però che per procedere con ciò devono prima parlare con qualche ufficiale della Milizia in modo da ricevere un'autorizzazione formale. Pertanto si portano verso le due fattorie dove sono avvenuti gli ultimi cinque omicidi essendo stati informati da Sorella Leah che una guarnigione della Milizia Cittadina è di stanza lì dopo gli ultimi tragici eventi. Giunti nella zona, il gruppo si avvicina al primo luogo del misfatto. Un edificio sulla destra della via, non particolarmente grande e con la porta d'ingresso sbarrata e inchiodata con delle assi, presumibilmente come deterrente per i curiosi, presso la quale intravedono alcuni miliziani intenti a fare la guardia. La loro intenzione di avvicinarsi per chiedere informazioni viene però a quel punto anticipata dall'arrivo di una pattuglia di tre miliziani, presumibilmente di ronda lungo la via, che incrocia la loro strada. I quattro si fanno avanti presentandosi e citando il nome di Pavlic ma quasi immediatamente una delle guardie, alla vista di Karak che nel frattempo si è tolto il cappuccio, trasale e, con uno sguardo terrorizzato, porta la mano all'elsa della spada cercando di estrarla. Prima che il gruppo possa però reagire, la terza guardia ferma il collega e lo riporta alla calma facendogli notare come essi lavorino per il famoso mercante. La situazione torna velocemente alla tranquillità mentre la terza guardia si scusa per il comportamento dell'altra ed indica al gruppo dove recarsi per poter parlare con il sergente responsabile nella zona. Mentre quindi i due gruppetti si salutano e si allontanano, Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio riescono a sentire le guardie bisbigliare fra loro e la terza guardia rimproverare l'altra sul comportamento tenuto. Riflettendo sull'episodio mentre camminano verso la loro meta, il gruppo comprende e impara due cose. La prima è che non tutti conoscono Pavlic, segno presumibilmente di un'attività di reclutamento di Cacciatori di Mostri non molto conosciuta ed iniziata relativamente da poco tempo. La seconda è che Karak aveva effettivamente ragione nel non volersi mostrare in pubblico in quanto la reazione degli abitanti di Sturben in qualche caso può essere molto diversa da quella dei popolani di Ritter. La sua ingenuità, causata forse da un falso senso di sicurezza dettato da un'indagine che è possibile svolgere alla luce del sole, glielo ha tristemente e brutalmente ricordato, mostrandolo anche a tutti loro. Così, camminando sulla via fangosa in direzione nord tra le case e le fattorie, il lucertoloide si nasconde di nuovo sotto il proprio mantello e cappuccio. Poco dopo il gruppo raggiunge un'abitazione ad un piano dall'aspetto semplice e trasandato, sicuramente una fattoria a giudicare dai campi coltivati circostanti e dagli utensili agricoli sparpagliati lì intorno. Quella che pare di fatto una delle ultime fattorie nelle propaggini settentrionali abitate della Sponda orientale, è stata sigillata come l'altra teatro dei delitti. La porta d'ingresso infatti è inchiodata con delle assi di legno e diversi miliziani si trovano nei suoi paraggi. Uno di essi in particolare attira l'attenzione del gruppo vestendo a differenza degli altri un mantello ed una divisa più scura sebbene abbia evidente, sul bavero, il simbolo del grifone dorato comune alla Milizia Cittadina. Intuendo possa trattarsi dell'ufficiale a capo della guarnigione, i quattro gli si avvicinano, presentandosi e spiegando sia il loro incarico che l'identità del loro cliente. L'uomo di circa 35 anni dai capelli e barba di media lunghezza, folti e castani, inizialmente incuriosito dalla loro presenza, sembra alla fine sollevato nel sentire le loro parole. Presentandosi a sua volta come il Sergente Petrov responsabile della Milizia e dell'ordine pubblico nell'area, non nasconde di essere felice del loro arrivo e della possibilità di smarcarsi in parte da tale faccenda, promettendo però la massima collaborazione per la risoluzione del caso. Gli ultimi eventi, infatti, a detta sua sono stati pesanti per la comunità dando il via alla nascita di voci fin troppo pessimistiche e cariche di superstizioni. Il caso si è fin da subito presentato complicato e lui stesso si trova in un vicolo cieco per cercare di venirne a capo ragion per cui egli vede l'aiuto del gruppo, oltre che insperato, anche e soprattutto come fondamentale per riportare la situazione alla normalità. Sebbene Petrov ammetta infatti con delusione di non essere riuscito nemmeno ad avvicinarsi ad una risoluzione, al tempo stesso, per il bene della popolazione, l'unica cosa che conta è districare questa faccenda, indipendemente da chi vi riuscirà. Senza contare che anche i suoi uomini sono piuttosto spaventati dagli omicidi e dalle voci relative ad essi e lui a causa di ciò sta di fatto agendo con una mano legata dietro la schiena. "Il vostro supporto è più che gradito", afferma l'uomo con sincerità, "spero che abbiate più successo di noi, per il bene di tutti...e non vi nascondo che passarvi la patata bollente allevia il mio animo non di poco...". Dopo aver scambiato qualche altra parola con loro rimarcando sia alcuni dettagli degli omicidi che si sono tenuti nel vicino edificio che la necessità di collaborare a stretto contatto, accogliendo la richiesta del gruppo di voler ispezionare l'interno dell'abitazione, egli fa loro strada conducendoli fino all'ingresso di quest'ultima. Qui, Petrov da l'ordine a due miliziani di togliere le assi dalla porta in modo da poter entrare nella casa ma mentre le guardie sono intente a seguire tali ordini sotto la supervisione del sergente, il gruppo decide di fare un giro intorno all'edificio in cerca di eventuali indizi. Passando quindi prima sul lato meridionale della fattoria e poi sul retro, Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio osservano i numerosi campi circostanti in parte coltivati ed in parte lasciati incolti. Questi si allontanano verso est per diverse decine di metri dalla fattoria ma poi lasciano inevitabilmente il posto alla vegetazione del margine del bosco. In essi il gruppo non rileva nulla che attiri la loro attenzione ma alla fine invece essa ricade su alcune strane ed enigmatiche impronte che rinvengono sul retro dell'abitazione, là dove vi è un piccolo piazzale fangoso nel quale covergono tutti gli stretti sentieri che delimitano e che portano ai vari campi. Sul terreno umido, infatti, scoprono delle orme di piccola grandezza. Ravvicinate e mischiate tra loro come a creare una sorta di "tappeto", vi sono dei segni di forma grossomodo ovale, della lunghezza di circa due-tre centimetri e di poco più di un centimetro di larghezza, alcuni dei quali paiono aver creato, in prossimità della loro porzione più distale, delle specie di piccoli solchi sul terreno. Le impronte sono molto leggere e difficili da individuare, almeno fin quando non si presta loro la massima attenzione, e probabilmente sono rimaste sul terreno solo a causa delle recenti piogge. La forma, le dimensioni e la disposizione delle orme si rivela essere un rompicapo per il gruppo finché Tiresio non ha una folgorante idea. E appoggiando una mano sul terreno in modo che soltanto le sue falangi lo tocchino, il bardo ne ha la conferma definitiva. "Sono impronte di mani, o meglio, di dita", afferma rivolto ai compagni mostrando come le sue dita combacino quasi perfettamente con le orme, "e questi solchi sono lasciati da lunghe unghie...". Guardando con più attenzione, a quel punto, anche gli altri vedono ciò che solo Tiresio è riuscito a vedere fino ad allora. Nella miriade di segni sul fango, infatti, uno schema comune ricorrente è identificabile. Lo specifico schema di moltissimi gruppi di cinque impronte ciascuno, della grandezza e dalla vicinanza tale da appartenere ad impronte di mani, o meglio, di punte delle dita di mani. Ora che ciò è nitido ai loro occhi e chiaro nelle loro menti, altri due particolari saltano subito alla loro attenzione. Le orme vanno in entrambe le direzioni, sia verso la fattoria che in senso opposto, segno di qualcuno o qualcosa che si è prima avvicinato e poi allontanato dopo gli omicidi in direzione del bosco ad est. Inoltre, le orme lasciate, molto numerose, lasciano pensare ad una decina di mani che hanno calpestato il terreno, come una sorta di "sciame". La cosa turba profondamente il gruppo oltre a spiazzarlo, non lasciandogli nessuna idea nel cercare di capire di quale natura possa essere il responsabile o i responsabili degli assassinii, poiché ad essi secondo loro sono da ricondurre tali segni, sebbene adesso abbiano una possibile traccia da seguire. Così, mentre Karak decide di arrampicarsi sul basso tetto della casa per vedere le impronte dall'alto e cercare di avere un'idea generale dello scenario, gli altri avvertono Petrov della loro scoperta, che li raggiunge immediatamente. Il sergente, per quanto compiaciuto dell'utile nuovo indizio che la Milizia non aveva colto, rimane a sua volta interdetto da esso non riuscendo a darsene una spiegazione razionale tanto che le sue riflessioni ad alta voce insieme al gruppo non portano a nulla di rilevante. Dopo che Karak scende dal tetto confermando come da lassù, a parte l'impatto visivo notevole delle impronte, abbia potuto avere la certezza che si tratta effettivamente delle tracce di una decina di mani, Goldrick, lo stesso Karak, Lucien e Tiresio manifestano a questo punto a Petrov la volontà di volersi dividere per seguire quelle impronte ed ispezionare nel frattempo anche l'interno della casa. Il sergente, senza nulla da eccepire, ordina quindi a tre delle guardie lì presenti di scortare Lucien e Karak nel seguire le orme mentre fa cenno a Tiresio e Goldrick di accompagnarlo nell'abitazione che intanto è stata di nuovo aperta. Perciò il gruppo si divide e se da una parte il ladro e il warlock si avviano verso il confine orientale dei campi, il bardo e il paladino entrano finalmente nella casa seguendo il Sergente Petrov. Lo scenario che a quel punto si trovano di fronte li colpisce e li inquieta ancora di più di quanto già non lo siano. In una stanza di medie dimensioni che si sviluppa subito dopo l'ingresso e che pare un ambiente dedicato alla cucina e ad una sorta di sala da pranzo, infatti, un tavolo in legno ruba la scena quasi al suo centro. Intorno ad esso vi sono due sedie, una delle quali riversa sul pavimento, ma soprattutto vi sono fin troppo evidenti i segni di una violenta colluttazione. La tavola, che doveva essere apparecchiata, è ora un vero e proprio campo di battaglia con piatti, bicchieri, posate ed i resti dell'ultimo pasto sparpagliati ovunque, in qualche caso caduti e ribaltati, anche a terra, e infranti. Quelli che paiono residui di una zuppa si sono rovesciati sul piano del tavolo e sul pavimento così come numerosi frammenti di vetro che lo tappezzano. Oltre a ciò, svariati schizzi di sangue, per quanto non copiosi, sono visibili un pò dappertutto, sia sul tavolo ma soprattutto a terra. Di fronte a tale scena, Goldrick e Tiresio rimangono in silenzio, estremamente colpiti, ed il Sergente Petrov sembra cogliere subito il loro stupore. "Già...", dice rivolto a loro con espressione triste e provata, "ha fatto lo stesso effetto anche a me...".

Personaggi con cui si ha interagito

Sorella Leah e Sergente Petrov
Ispirazione: con questa sessione Tiresio guadagna un Punto Ispirazione!

Campaign
La Valle delle Foglie Cadute
Protagonists
Goldrick Olzanik
Karak
Tiresio
Data Rapporto
12 Oct 2023
Luogo Primario

Commenti

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