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Una terra affascinante e misteriosa ma anche oscura, meschina e maledetta. Un luogo pieno di sogni e di incubi, di speranze e di rassegnazione, di possibilità e di barriere invalicabili. Un' "affascinante e terribile contraddizione" l'ha definita qualcuno. Non potrebbe essere descritta meglio di così...

Sessione 26 - Nel Quartiere Povero

I Protagonisti attraversano il fiume tornando in città...

General Summary

Dopo aver atteso il proprio turno alle zattere sulla Sponda orientale, il gruppo riesce ad imbarcarsi su una di esse attraversando il Vasha e rientrando così entro le mura di Sturben. Il tragitto, purtroppo, non allevia ed anzi acuisce le loro perplessità sul "caso Novak", inquietandoli e preoccupandoli ancora di più. Alla fine, però, proprio mentre camminano per le strade della cittadina scoprendola decisamente più viva e vivace del giorno precedente, Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio provano a scrollarsi di dosso quei turbamenti convincendosi definitivamente a confermare la linea d'azione che hanno tracciato poco prima, mentre aspettavano il proprio turno alle zattere. E' inutile e forse deleterio per l'indagine, oltre che per loro stessi, cercare di cavare il ragno dal buco in questo frangente iniziale in cui hanno poco in mano per poterlo fare. Meglio concentrarsi sui singoli casi, osservandoli separatamente. Dopo aver analizzato le ultime due scene del crimine sulla Sponda orientale, quindi, come hanno già deciso, passeranno ora agli omicidi attribuiti a Novak prima della sua impaccagione ed alla casa di Novak stesso, esaminandoli uno ad uno, e solo successivamente, con uno scenario singolo ma anche complessivo più chiaro, inizieranno a collegare i vari pezzi del puzzle in un quadro unico e coerente. Così, il gruppo stabilisce di dirigersi all'ultimo luogo in cui Novak ha colpito, nel cuore del Quartiere Povero. Prima, però, passano velocemente a "L'Ultimo Braciere" per chiedere se per caso Pavlic ha lasciato nel frattempo qualche messaggio per loro. Anya, che sorprendono intenta a pulire il pavimento di una sala comune deserta nel cuore del pomeriggio, a mala pena li degna di uno sguardo mentre lavora, assicurandoli comunque che il loro cliente non ha lasciato detto nulla per loro. Perciò, senza perdere altro tempo ed avendo ormai deciso di saltare il pranzo, il gruppo si incammina verso la propria meta. Lasciandosi quindi alle spalle il Quartiere delle Gilde, superano una grande strada trafficata e colma di gente, che collega due enormi edifici sedi di importanti gilde alla piazza del Mercato all'aperto di Sturben. Tra la folla che popola i lati della via ed i carri che intrecciano su di essa le proprie strade, la cittadina appare loro per la prima volta come l'avevano immaginata. Viva, rumorosa e impegnata negli affari di tutti i giorni. In particolare nelle vicinanze delle gilde, dove molti operai sono intenti a caricare e scaricare sui dei carri casse, sacchi e botti. Lo scenario però cambia radicalmente soltanto poche decine di passi più avanti, quando i quattro si inoltrano nel Quartiere Povero. Facendo un percorso che li porta anche ad incrociare per un brevissimo tratto l'ampia strada d'ingresso di Sturben che hanno seguito al loro arrivo il giorno prima, diretti verso il luogo indicato nei documenti a loro disposizione, hanno modo soltanto adesso di realizzare da vicino lo stato del quartiere. Gli edifici sono alti, adiacenti l'uno all'altro ed in condizioni pessime, a volte addirittura fatiscenti. E' evidente che diversi di essi sono abbandonati e lasciati a sè stessi ma quelli che sono abitati non se la passano molto meglio, differenziabili dai primi soltanto per il fatto che, nelle loro vicinanze, svariati abiti sono appesi ad asciugare a numerosi fili tesi sopra la strada. Le porte e le finestre sono vecchie, rovinate ed in alcuni casi mancanti, i muri incrinati e cadenti così come i tetti e la sporcizia regna sovrana praticamente ovunque. Non solo la pioggia e chissà quali altri liquami colano dalle grondaie e dalle pareti fino a riversarsi sulle strade ma anche gli abitanti rovesciano secchi dal contenuto nauseabondo nei vicoli bui e sporchi. Agli angoli delle strade, poi, laddove la sporcizia e la puzza allentano la propria presa, numerosi mendicanti avvolti in luridi stracci chiedono disperatamente le elemosine. Tutto ciò colpisce molto il gruppo che ha la forte sensazione, tanta è la differenza, di trovarsi quasi in un'altra città rispetto al resto di Sturben che hanno visitato. Come se questa parte di essa fosse un corpo estraneo e fosse lasciata al proprio inevitabile triste destino. Un destino di povertà, degrado, sofferenza e morte. Con il dispiacere per tale situazione nella mente, continuando in quel labirinto di edifici decrepiti in un'ora in cui ormai il tramonto è alle porte, Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio giungono infine all'indirizzo indicato sui documenti, là dove sono avvenuti gli ultimi due omicidi di Novak. Al centro di quella che pare una piazzetta originata dall'incrocio di diverse strade, sorge infatti un edificio a tre piani, solitario e staccato dagli altri di circa tre metri da ogni lato. Al piano terra, proprio davanti a loro, oltre ad una robusta porta in legno, si trova una specie di vetrina da espozione che copre anche la totalità della parete est della struttura. Tutto è silenzioso e ombroso visto l'incombere ormai della sera, ora che il sole sta per scomparire ad occidente. Lo stesso si può dire degli edifici circostanti dove soltanto a qualche sparuta finestra si vedono le prime luci accese. Vista la mancata presenza sul posto delle guardie della Milizia, il gruppo decide di non indugiare e di non perdersi in interminabili formalità, procedendo subito con l'ispezione senza avvertire le autorità. Così, mentre Karak si porta sul lato sinistro della struttura, gli altri si avvicinano a quello destro, volendo fare prima un giro perlustrativo per rendersi conto della situazione. Il ladro, quindi, giunto nel punto più buio intorno all'edificio e constatata la mancanza di punti di interesse, decide di scalare la parete per controllare le finestre dei piani superiori ed il tetto. Senza difficoltà il lucertoloide si arrampica sul muro ricco di imperfezioni e sporgenze e, dopo aver superato una finestra al secondo piano con gli scuri soltanto accostati, raggiunge il tetto. Qui tutto pare intatto ed in apparente ordine, persino l'unico camino dell'edificio non ha segni o tracce sospette di alcun tipo. Perciò, Karak decide di procedere con l'ispezione entrando nella struttura e sfruttando per farlo proprio la finestra non del tutto chiusa del piano a lui sottostante. Ancora una volta, con grande agilità, il ladro riesce a calarsi lungo la parete, aprire la finestra che si rivela effettivamente non sigillata dall'interno, e fiondarsi nell'edificio. Nel frattempo, al piano terra, gli altri individuano una piccola porta di servizio sul retro della struttura. Avvicinandovisi, il loro cammino viene incrociato da un uomo in abiti da popolano che sbuca da una via buia adiacente e, barcollando e tossendo rumorosamente, va a sbattere contro Goldrick dandogli una spallata. Poi, come se nulla fosse, prosegue per la sua strada senza nemmeno voltarsi, inforcando un altro vicolo e scomparendo nella sua crescente oscurità. Lucien, Tiresio ed il paladino lo seguono con lo sguardo, incuriositi da quel comportamento e temendo che quest'ultimo potesse essere voluto e non casuale. Tuttavia, quando pochi attimi dopo l'uomo svanisce ed il rumore dei suoi passi si perde nel vicolo, i tre si tranquillizzano e tornano a concentrarsi sulla porta. Questa, affiancata da due casse in legno accostate al muro, si rivela essere stata forzata con modi per nulla gentili ma qualcuno deve comunque averci lavorato per renderla abbastanza efficiente da chiudersi di nuovo in maniera accettabile, seppur non appaia difficile ad un'analisi attenta forzarla ancora una volta. Dopo aver scrupolosamente controllato le casse il cui contenuto è costituito da calzature in pessime condizioni e pezzi di stoffa probabilmente in attesa di essere gettati via, Lucien e Tiresio riescono quindi ad aprire facilmente la porta con una spallata e ad entrare nell'edificio mentre Goldrick torna indietro vicino all'altro ingresso ed alla vetrina per controllare la situazione all'esterno. Il bardo e il warlock si ritrovano quindi in una sorta di magazzino buio con mobili e scaffali pieni di calzature e stoffe di vario tipo e colore, alcune anche ammassate disordinatamente sul pavimento ai lati della stanza. Questa, grossomodo rettangolare, prosegue sul lato di fronte con un'altra porta in legno. I due, dopo aver dato una rapida occhiata intorno a loro non notando nulla di strano in uno scenario che fino a poco prima era una bottega di calzolai, si inoltrano nella struttura inforcando l'altra porta e giungendo in un ambiente più grande. Una stanza con un lungo bancone, altre scaffalature e la vetrina che avevano visto all'esterno, nella quale sono ancora esposte, seppur poche, alcune calzature. Attraverso di essa, Tiresio e Goldrick possono ora vedersi reciprocamente e a questo punto il paladino, vista l'atmosfera tranquilla nella piazzetta all'esterno e la buona riuscita dell'infiltrazione dei suoi compagni nell'edificio, dopo aver constatato la chiusura ermetica della porta d'entrata più grande, raggiunge gli altri all'interno della bottega passando per il retro. Una volta riunitisi, Goldrick accende la sua lanterna per avere maggiore visibilità in un ambiente sempre più avvolto dalle tenebre mentre Lucien e Tiresio, grazie ai loro occhi in grado di penetrare l'oscurità, non hanno problemi nel muoversi nell'edificio. La stanza nella quale si trovano, presumibilmente quella destinata alla clientela ed alla vendita delle calzature, non ha particolari degni di nota e, dopo aver verificato l'assenza di denaro da quella che sembra la cassa della bottega, i tre si avventurano su per le scricchiolanti scale verso il primo piano, richiamati dalla voce di Karak. Il lucertoloide, infatti, nel frattempo, ha ispezionato l'intero secondo piano caratterizzato da una camera da letto e un bagno, e, non avendo trovato nessun indizio valido, ha sceso le scale per portarsi al piano sottostante. Il gruppo pertanto si ricompone al primo piano dove nota la presenza di una sorta di laboratorio. Altri numerosi scaffali colmi di calzature e stoffe circondano un'unica ampia stanza, contraddistinta da un paio di tavoli da lavoro e numerosi utensili da calzolai, tra cui forbici, aghi, pinze, morse e torchi. Anche qui tutto pare in relativo ordine ma l'attenzione dei quattro viene indubbiamente attirata dalle tracce di sangue rappreso presenti sul pavimento in legno, proprio sul pianerottolo che collega il piano con il piano terra ed il secondo. I documenti in loro possesso lo confermano. Il corpo di una delle vittime, Inessa, è stato trovato proprio lì mentre quello del marito Fyodor qualche metro più in alto, sulle scale verso il piano superiore percorse da poco da Karak. I segni lasciati dal sangue, tuttavia, insieme alle informazioni presenti sulla documentazione, rivelano subito al gruppo che questa modalità degli omicidi sembra diversa da quella usata recentemente nella Sponda orientale. Qui infatti non vi sono i numerosi schizzi di sangue rilevati altrove ma un'unica ed evidente macchia, riconducibile, secondo il rapporto della Milizia, al fatto che la donna deve aver ferito ad un'occhio Novak durante una colluttazione. Colluttazione che ha visto l'anziana ricevere anche quello che è stato ipotizzato possa essere un pugno sulla faccia. In effetti, la mano destra della donna è stata poi trovata ricoperta di sangue dalla Milizia e la ferita all'occhio di Novak è stata ampiamente testimoniata, sottolineata anche dal fatto che l'uomo avesse gli abiti sporchi di sangue. Alla luce di tutto ciò, quindi, il gruppo tenta di ricostruire la dinamica dei fatti. L'esposizione di svariate teorie più o meno plausibili si sussegue di conseguenza per diversi minuti, ma alla fine essi giungono ad una conclusione a loro modo di vedere più convincente delle altre. Novak, dopo essersi introdotto nella bottega forzando la porta sul retro, deve essere salito in cerca dell'incasso della giornata non trovandolo nella cassa al piano terra e qui, scoperto forse da Inessa ancora sveglia ed intenta a lovorare nel cuore della notte nel laboratorio, deve averla colpita e stordita con un pugno. A quel punto, il trambusto deve aver svegliato Fyodor al secondo piano che è sceso finendo però per venire aggredito e strangolato da Novak sulle scale. In quel frangente, probabilmente, Inessa, ridestatasi, si è avventata su Novak intento a finire il marito, ferendolo all'occhio ma avendo poi la peggio venendo strangolata a sua volta. Poi, l'assalitore ha concluso il lavoro arraffando quanta più refurtiva possibile prima di fuggire via. Fuga che però è durata poco, essendo Novak stato catturato dalla Milizia quasi subito. Il gruppo, seppur piuttosto convinto di tale ricostruzione, ammette comunque la presenza di una potenziale falla in essa oltre che una differenza evidente con gli ultimi omicidi avvenuti sulla Sponda orientale. La prima è che non è detto che la cassa al piano terra fosse effettivamente vuota ed in quel caso l'unica spiegazione possibile al fatto che Novak sia salito di sopra è che egli volesse uccidere i due coniugi. Ciò, inevitabilmente, andrebbe a contrastare con l'idea delle autorità secondo cui si tratti di una rapina sfociata nel sangue e darebbe invece credito alla teoria secondo cui si tratterebbe di omicidi più o meno specifici mascherati da rapina. La differenza, invece, consiste nel fatto che gli ultimi omicidi paiono molto più "puliti" dei primi, con il colpevole che sembra sapere esattamente cosa fare e come farlo, senza lasciarsi alle spalle tracce evidenti quanto quelle degli assassinii precedenti. Non volendo però spingersi oltre con le supposizioni in virtù di quanto hanno deciso in precedenza e non avendo secondo loro più nulla da controllare nell'edificio, il gruppo decide di andarsene visto anche il sopraggiungere ormai dell'ora di cena. Perciò, così come sono entrati, cercando di dare nell'occhio il meno possibile, Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio escono dalla struttura richiudendo la porta di servizio dietro di loro e si allontanano nell'oscurità della sera. Una finestra di una delle case che si affacciano sulla piazzetta che viene chiusa rumorosamente al loro passaggio li distrae per un istante, turbandoli per il fatto che qualcuno possa averli visti uscire dalla bottega ma poi, non volendo correre effettivamente quel rischio rimanendo lì troppo a lungo, il gruppo si allontana a passo svelto verso il Quartiere delle Gilde. Ripercorrendo la stessa strada fatta all'andata, i quattro si ritrovano ad orientarsi in un labirintico susseguirsi di vicoli e stradine sporchi, puzzolenti ed in evidente stato di abbandono mentre incontrano sempre meno persone nel tragitto, a parte un uomo intento a vomitare all'angolo di una via. La larga strada d'ingresso di Sturben che incrociano per pochi metri rappresenta solo un'eccezione a quella vista, decisamente più pulita, in uno stato migliore e più popolata, con svariati abitanti di passaggio o fermi alle bancarelle, in una fredda cittadina nella quale iniziano ad accendersi le luci non solo delle abitazioni ma anche lungo le vie più frequentate. Quando diversi minuti più tardi giungono finalmente di fronte a "L'Ultimo Braciere", il gruppo si sente inevitabilmente sollevato nell'aver superato quella desolazione anche se il pensiero di persone che vivono in quello stato continua a turbarli non poco. Vista l'ora e la disponibilità di un tavolo nel tepore della sala comune della locanda piena soltanto per metà, i quattro decidono di accomodarsi senza aspettare oltre e di ordinare la cena. Un'indaffarata ma sempre sorridente e disponibile Eike raccoglie le loro ordinazioni a base di lenticchie e stufato e, quando pochi minuti dopo la cameriera ritorna porgendo loro i piatti fumanti, i quattro cominciano a mangiare mentre riflettono su come proseguire con le indagini. Il loro proposito di continuare con l'esame degli altri luoghi del crimine di Novak e della sua abitazione rimane la priorità ma essi si trovano a considerare l'idea di poter fare altro nel frattempo. Magari controllare durante la notte la tomba di Novak per escludere del tutto teorie legate ai non-morti. A tale idea, Tiresio prende la parola informando gli altri che, senza farsi vedere, durante la loro visita al cimitero, ha posizionato sulla tomba del criminale una sua ciocca di capelli che gli permette, a suo piacimento ma per un breve lasso di tempo, di scrutarne le vicinanze. Gli altri accolgono con estremo favore l'iniziativa anche se, a questo punto, ragionano sul poter fare qualcosa di più. Lucien infatti propone, grazie ad uno dei suoi incantesimi, di recarsi sul posto per utilizzarvene uno in grado di avvisarlo della presenza di un essere all'interno di un'area stabilita. Una capacità che, a differenza di quella del bardo, permetterebbe loro di avere "controllo" sulla zona per molto più tempo. Il gruppo si trova totalmente d'accordo con ciò ma per mettere in pratica tale piano devono prima tornare sulla Sponda orientale. Così, dubbiosi sul fatto che il servizio delle zattere possa continuare con l'arrivo della notte, chiedono ad Eike informazioni al riguardo e la ragazza afferma che probabilmente a minuti, effettivamente, le zattere dovrebbero interrompere gli attraversamenti sul fiume. Deciso a non perdere tale opportunità, perciò, il gruppo decide di affrettarsi finendo di cenare velocemente per poi dirigersi ai moli. Ringraziando Eike dell'indicazione, tuttavia, Lucien coglie l'occasione per chiederle un'ultima cosa. Una curiosità, relativa all'origine del nome della locanda. La ragazza, un pò inquieta e rattristata da quella domanda, finisce comunque per spiegare la natura di quel nome raccontando come esso derivi dal fatto che il comunissimo braciere in ferro che possono vedere al centro della sala non è altro che l'unica cosa rimasta nell'incendio che ha devastato anni prima la locanda di proprietà del padre di Anya, che lei avrebbe dovuto ereditare. Solo quel braciere è stato salvato dalle fiamme. L'ultimo. "Il padre di Anya ha subìto il colpo dopo quell'episodio", dice Eike, "ma non Anya. Lei si è rimboccata le maniche, ha acquistato questo posto e partendo proprio da quel braciere ha costruito una nuova locanda. L'ultimo braciere è diventato così il primo...". L'espressione della cameriera è più che sufficiente a comprendere il dolore per quanto accaduto anche se il gruppo non può fare a meno di apprezzare il grande spirito combattivo e determinato di Anya che non si è lasciata abbattere dal destino. Con quel racconto che rivaluta anche Anya stessa ai loro occhi, Goldrick, Karak, Lucien e Tiresio terminano di cenare e, salutando Eike, si fiondano di nuovo per le fredde strade di Sturben in direzione dell'attraversamento. Queste ultime, in parte illuminate, sono ora quasi deserte e i quattro possono così raggiungere i moli più velocemente. Giunti sul posto, per loro fortuna, riescono ad imbarcarsi proprio sull'ultima zattera della sera arrivando sulla Sponda orientale una decina di minuti più tardi. Mentre gli zatterieri ancorano la zattera ai moli, il gruppo nota che nella tranquillità di essi, diverse ronde di guardia della Milizia, con torce accese, si aggirano per le case e le fattorie. Petrov ha quindi mantenuto la parola data e Goldrick stesso si sente più tranquillo nel vedere ciò, avendo temuto che, se lasciati a sé stessi, gli abitanti della zona ma soprattutto la fattoria Grim sarebbe potuta essere il prossimo bersaglio dell'assassino. Così, senza indugiare oltre, il gruppo si muove verso la parte meridionale della Sponda orientale, con l'intenzione di chiedere a Sorella Leah l'autorizzazione ad entrare nel cimitero per utilizzare l'incantesimo di Lucien. Pochi minuti dopo, attraversata la campagna buia, fredda e deserta sovrastata ora da nubi temporalesche illuminate di tanto in tanto da minacciosi fulmini di una tempesta pronta ad abbattersi su Sturben, i quattro giungono di fronte al portone della chiesa del Signore del Mattino. Una fioca luce proviene dall'interno attraverso una stretta finestra adiacente ma proprio quando stanno per bussare, qualcosa attira la loro attenzione. Un corvo, appollaiato su un ramo di un vicino albero morente, li sta infatti osservando in silenzio. La bestia non pare avere paura di loro nonostante la vicinanza ed anzi sembra scrutarli con grande attenzione, inclinando la testa di lato. Poi, dopo qualche attimo, gracchiando rumorosamente, l'uccello spalanca le ali nere come il carbone e spicca il volo, scomparendo nell'oscurità della notte in direzione nord. La cosa li turba profondamente. Non è la prima volta che i corvi si comportano in modo strano in loro presenza ed il gruppo comincia realmente a chiedersi se ciò non voglia significare qualcosa e soprattutto che cosa. Una strana sensazione comincia quindi a farsi largo nelle loro menti, insieme a molte domande e dubbi. La sensazione che qualcosa stia per succedere. E che questo qualcosa non sia necessariamente positivo. Proprio in quel momento, però, mentre sono ancora intenti a rimuginare su quanto accaduto, il portone davanti a loro si apre senza che nessuno abbia bussato...

  

Personaggi con cui si ha interagito

Anya e Eike
Campaign
La Valle delle Foglie Cadute
Protagonists
Goldrick Olzanik
Karak
Tiresio
Data Rapporto
25 Oct 2023
Luogo Primario

Commenti

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